Torino Centro Italiano per l’Intelligenza artificiale. Don Peyron, a proposito della candidatura: “Nel digitale il nostro nuovo umanesimo”. Innanzitutto il know-how – macchine di calcolo e software in connubio perfetto – Quindi gli spazi – vaste aree industriali a caccia di nuove identità – Infine la ricerca tecnologica, con i suoi prestigiosi atenei di portata internazionale. Tutto questo, insieme alla sua collocazione geografica al centro dell’Europa, fa di Torino il luogo giusto per ospitare l futuro istituto nazionale dell’Intelligenza artificiale: un polo di eccellenza, in grado di colloquiare da pari a pari con centri d’indiscussa avanguardia europea come i tedeschi Max Planck e Fraunhofer.
Torino Centro Italiano per l’Intelligenza artificiale: la proposta di don Peyron a nome della Chiesa torinese
La candidatura di Torino a Centro Italiano per l’Intelligenza Artificiale è stata avanzata qualche giorno fa dalla Chiesa torinese, attraverso il direttore della Pastorale universitaria diocesana, don Luca Peyron. A quale, per sollevare l’attenzione generale sul progetto, sono bastati alcuni lanci sulla sua pagina Facebook.
Annunciata con la freschezza e l’immediatezza di un post virale, l’idea è tuttavia il frutto di mesi, anzi di anni di studio e tessitura. Fa leva su un rapporto governativo, anch’esso recentissimo – del 2 luglio scorso – in cui il Ministero dello Sviluppo Economico indica le strategie da mettere in campo per lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale nazionale. E proprio qui, nella raccomandazione I3a, si sostiene la necessità in Italia di un Istituto per l’Intelligenza artificiale. Un ente che movimenterebbe investimenti per 160 miliardi e genererebbe un migliaio di posti di lavoro altamente qualificati.
Da tempo attivo negli Atenei del Nord Italia – dove tiene anche corsi sulla spiritualità delle tecnologie digitali – cappellano universitario a Torino e promotore, dall’autunno scorso, di un servizio diocesano per l’Apostolato Digitale, Don Peyron per primo ha pensato di cogliere l’opportunità. La sua proposta è stata avanzata come profetica indicazione di indirizzo per il rilancio e il benessere della ex capitale dell’auto, oggi in affannosa ricerca di una sua vocazione. L’iniziativa ha immediatamente destato l’interesse dei media ed è stata subito appoggiata da tutte le istituzioni torinesi allineate: il sindaco Appendino, l’Unione Industriale, i rettori di Politecnico e Università, il Club degli Investitori si sono trovati d’accordo nel lanciare – e piuttosto rapidamente – la proposta al Governo.
L’Unione Industriale ha in particolare sostenuto con vigore l’iniziativa. Torino è, a suo avviso, l’unica realtà in Italia a porsi all’avanguardia dell’Intelligenza artificiale, per l’alto numero di presidi attivi nel settore e anche per lo sviluppo di software dedicati, con proprietà e caratteristiche simili a quelle umane, nella capacità di vedere, di muoversi e anche di operare scelte.
Torino Centro Italiano per l’Intelligenza artificiale: il genius loci di Torino
Da parte sua, Don Peyron allarga gli orizzonti, intuendo soprattutto la portata sociale del progetto. Una vision che proprio a Torino, più che in altri centri, avrebbe la possibilità di affermarsi. «La città – spiega – ha tutte le carte in regola per farsi polo nazionale dell’Intelligenza artificiale. Le ha dal punto di vista tecnologico con due autorevoli Atenei di respiro internazionale, che proprio su questi temi si esprimono ai massimi livelli, e con un tessuto imprenditoriale ricettivo e dinamico. Le avrebbe dal punto di vista logistico, essendo posta al centro geografico dell’Europa, una collocazione che negli anni ’50 la candidò persino a capitale del continente. Le avrebbe poi dal punto di vista degli ampi spazi produttivi di cui dispone, stabilimenti dismessi in cerca di nuova vocazione».
Dato lo speciale carattere del suo insegnamento, Don Peyron è non da oggi in contatto con quel medesimo gruppo di specialisti incaricati dal Mise di elaborare il rapporto sull’IA nazionale. Proprio quel team che, appunto nella raccomandazione I3a dello studio, ha insistito sulla necessità di un centro in Italia per l’intelligenza artificiale. “Si tratterebbe di un polo di ricerca avanzato sulla scia degli esempi tedeschi degli istituti Max Planck e Fraunhofer – illustra don Peyron – un soggetto che guidi e coordini lo sviluppo nel campo, che incoraggi gli studi locali e che attiri talenti internazionali. E che in concreto con i suoi progetti favorisca il trasferimento tecnologico tra università e aziende”. Per Torino sarebbe una boccata di ossigeno e insieme una leva di rinascita.
Torino Centro Italiano per l’Intelligenza artificiale: l’eredità cristiano-sociale
Secondo don Peyron – ancor più della lunga tradizione imprenditoriale e della appassionata attenzione alle evoluzioni della tecnologica, decisivo a sancire il genius loci di Torino è soprattutto il suo background culturale. “La cultura che fu di Primo Levi e Italo Calvino, tra i primi grandi scrittori italiani a trattare con profezia di questi temi. La lezione cristiano sociale dei santi prima e di tanta politica nazionale poi, unita ad una teologia e a una pastorale attenta, capace di coniugare sviluppo e attenzione al bene comune”.
“Qui a Torino – circostanzia don Peyron – prevale da sempre la passione per il lavoro preciso e ingegnoso. Un impegno che ha dato stimolo nei secoli a tanta innovazione tecnologica, dal filato del ‘700 all’mp3 passando per il cinema. E una priorità che pone l’essere umano al centro – ed è questa una delle raccomandazioni più interessanti del rapporto citato – in cerca di una sostenibilità sociale e tecnica, in equilibrio sano tra diverse tensioni e questioni”.
Torino Centro Italiano per l’Intelligenza artificiale: servizio per l’Apostolato Digitale
È dalla lezione del passato che si può costruire un futuro sano e generoso, ricco di spinte innovative. Ricorda ancora don Peyron: “Torino è anche la prima Diocesi in Italia ad avere un Servizio per l’Apostolato Digitale. È un argomento che riconosco un po’ di parte, essendo stato io stesso incaricato di occuparmene dall’Arcivescovo, monsignor Cesare Nosiglia. E tuttavia anche questo sportello molto ci dice del lavoro di tessitura che la Chiesa, come garante, e con essa le istituzioni, il mondo delle imprese e gli atenei cittadini stanno facendo per infondere a tutti, ma soprattutto tra le giovani generazioni, più fiducia e speranza nel domani”.
Torino Centro Italiano per l’Intelligenza artificiale: IA a servizio dell’intelligenza umana
L’intelligenza artificiale per don Peyron può diventare, se ben gestita, uno straordinario “strumento al servizio dell’intelligenza umana”. “È un aiuto ad esprimere quello che l’umano è fino in fondo”, in una visione antropocentrica, “laddove l’uomo è anche al servizio del Creato e non è padrone”. Terra fertile di santi sociali e laboratorio di innovazione, Torino ha i numeri e anche l’anima per erigersi a polo italiano dell’AI. Ne ha la consapevolezza e, insieme, la volontà di affermazione. “Le forze sociali, politiche, accademiche non avranno problemi a cantare in coro questa candidatura – conclude don Peyron – I nostri giovani ricercatori sono pronti, così come i loro docenti, il tessuto imprenditoriale e, mi permetto di affermare, anche le nostre forze ecclesiali”.
Torino Centro Italiano per l’Intelligenza artificiale: orgoglio da riscoprire
In questa sfida Torino avrà tutto da guadagnare. “Ci impegneremo insieme per portarci a casa il Centro di intelligenza artificiale, nostro primo obiettivo. Ma anche se dovessimo mancare il bersaglio, in ogni caso avremo vinto. Perché avremo acquisito la consapevolezza che solo il lavoro sinergico sul territorio, nell’unione dei rispettivi talenti, può pagare. E in questo processo – direi proprio un work in progress – potremo individuare anche soluzioni alternative, magari meno ambiziose, ma sempre proficue e alla lunga comunque efficaci. L’importante a mio avviso è capire che Torino ha bisogno di un cambio di passo e di mentalità. Una mentalità e un orgoglio, che pure un tempo avevamo e che dobbiamo riscoprire. Pensare con lode ci piace, possiamo farlo insieme guardando il futuro già quasi presente!”.