Un appello importante dopo le prime adesioni di Città, Università e Politecnico e Unione Industriale, a cui hanno fatto seguito quelle di Fondazione Links, Club degli Investitori, Regione e soggetti i più diversi, come gli ordini professionali. Il nodo riguarda soprattutto la gestione dell'operazione: "La governance di questo progetto dev'essere simile alle reti neurali che fanno lavorare l'intelligenza artificiale. Tanti poli che si mettono a disposizione per far crescere una delle vie per il rilancio di Torino - chiarisce don Peyron - Dobbiamo fare in modo che nessuno si senta escluso da questa proposta. Gli attori piemontesi che possono avere un ruolo sono tantissimi e la vera sfida è riuscire a coinvolgerli. Per questo la Diocesi si mette a servizio per accompagnare un processo inclusivo che non generi interessi di parte".
Il progetto, nato all'interno delle strategie del ministero dello Sviluppo Economico per rafforzare la ricerca italiana nel settore dell'Ai, vale un migliaio di addetti, tra ricercatori e manodopera, e un finanziamento da 80 milioni di euro che potrebbero arrivare a 180 se si riuscisse a intercettare il programma europeo sul digitale. In questo senso Torino parte avvantaggiata: "Nel Digital Europe Programme (Dep) ci sono due opportunità concrete per il territorio, cioè gli hub di innovazione, a cui il competence center si candiderà proprio sul tema Ai e siti di test per l'intelligenza artificiale, temi sui il Piemonte è forte - spiega don Peyron rilanciando la dimensione europea - Dal Manufacturing all'Agrifood, dalla Salute alle Smart Cities e Smart Mobility. Lo scopo è testare tecnologie mature in contesti reali, come sta facendo già ora ad esempio Torino City Lab".
Le prime riunioni informali inizieranno questa settimana. Saranno gli enti locali, rispettando la prassi istituzionale che prevede siano questi a chiedere i fondi al governo, a dover presentare ufficialmente una proposta all'esecutivo. La scommessa è convincere Conte che l'unico modo per mettere a frutto le risorse nazionali e quelle europee sia costruire l'istituto in un'area già fertile per il settore. Finora nessuno si è fatto ufficialmente avanti, ma non è difficile immaginare che a Roma ci sia chi pensa a territori depressi, come Sicilia e Sardegna o la Puglia, ma non avrebbero le infrastrutture tecnologiche e il tessuto produttivo per competere davvero con Torino ed il Piemonte. In quel caso sarebbe una scelta più politica che strategica, ma il rischio sarebbe l'ennesima cattedrale nel deserto. Un rischio che le istituzioni torinesi possono scongiurare, unendo le forze e facendo un solo gruppo di pressione sul governo: "Anche sul tema dell'utilizzo dell'intelligenza artificiale sul fronte sanitario siamo all'avanguardia e i progetti dei Parchi della Salute di Torino e Novara per la creazione di ospedali ad alta intensità potrebbero essere una grande opportunità - aggiunge il direttore della pastorale universitaria - I medici dei due atenei piemontesi sono all'avanguardia e molto interessati al tema AI, come ha dimostrato anche la sperimentazione in corso alle Molinette di un macchinario per riconoscere i sintomi del Coronavirus a partire dalle immagini radiologiche".
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