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“Giovani, comunità, futuro” per i 40 anni del Santa Fosca

 Il 6 maggio 2022 la casa studentesca della diocesi di Venezia promuove un incontro su esperienza comunitaria e cittadinanza.



La Casa Studentesca “Santa Fosca” di Venezia compie quarant’anni. Per ricordare l’anniversario sono in programma diverse iniziative, tra cui un pellegrinaggio a remi il 2 maggio 2022 e la Messa con il Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, il 10 maggio 2022.

Particolare risalto assume l’evento “Universitari, comunità, futuro. Il valore dell’esperienza comunitaria per formarsi come persone, professionisti e cittadini”. Si tratta di una conferenza aperta a tutti per riflettere su residenzialità universitaria, formazione giovanile e cittadinanza, interrogandoci sul senso e sul valore dell'essere comunità.

L’appuntamento è per venerdì 6 maggio alle ore 14,00 presso la Scuola Grande di San Teodoro a Rialto.

Dopo i saluti iniziali e l’esperienza degli studenti del “Santa Fosca”, sono previsti gli interventi di Cristina Pasqualini, docente di Sociologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e collaboratore Osservatorio Giovani Istituto G. Toniolo; Emanuele Balduzzi, docente aggiunto di Pedagogia Generale, Istituto Universitario Salesiano Venezia e Laura Fregolent, Professore Ordinario di Tecnica e pianificazione Urbanistica, Università IUAV di Venezia.

Nella seconda parte del pomeriggio interverranno Giovanni Grandi, Professore di Filosofia Morale presso l’Università degli Studi di Trieste; Sara Bonesso, Professoressa Associata di Organizzazione Aziendale e Gestione delle Risorse Umane, Università Ca' Foscari Venezia e don Luca Peyron, direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale universitaria e Apostolato digitale della diocesi di Torino. Moderano Giulio Giuliani e Giorgio Malavasi.

Per informazioni: santafosca@cpuvenezia.it


Qui per maggiori informazioni

Università: Cei, il 28 aprile il quarto incontro nazionale di pastorale dedicato alla cultura digitale. Introduce don Luca Peyron

 Al tema “Università e cultura digitale” sarà dedicato il quarto incontro nazionale di pastorale universitaria dell’anno 2020/21, in calendario per mercoledì 28 aprile, dalle 16.30 alle 18, in videoconferenza sulla piattaforma Cisco Webex Meetings. Introdurrà la riflessione don Luca Peyron, direttore dell’Ufficio di Pastorale universitaria e del Servizio per l’Apostolato digitale della diocesi di Torino. 


Il Manifesto per l’Università sottoscritto da Cei e Crui afferma al punto 9: “Affinché la dimensione digitale possa essere un effettivo motore di crescita e di sviluppo delle persone e delle nazioni, è necessario impegnarsi in un dialogo intergenerazionale che generi una cultura, un’etica ed una organizzazione del sapere e del pensiero capace di affrontare la rivoluzione digitale mettendo al primo posto il bene delle persone e il bene comune nel suo complesso”, ricordano gli organizzatori.
Per ricevere il link al collegamento occorre iscriversi al sistema informatico delle iniziative Cei entro il 20 aprile 2021. L’incontro è aperto ai centri di pastorale universitaria, alle cappellanie, ai collegi universitari, alle associazioni e movimenti, a docenti e studenti.

Vocazione e digitale

“Il mondo digitalizzato è un luogo teofanico perché è la realtà di oggi, dunque è il luogo in cui ascoltare il Signore che chiama, scoprire la nostra identità personale misurandoci con la realtà e lavorando in essa. La realtà digitale, la rivoluzione digitale è il luogo in cui educarci ed educare all’uso della libertà, a sapere cosa significa essere responsabile e dunque a poter dare una risposta alla chiamata del Signore”. 

Lo ha affermato questa mattina don Luca Peyron, incaricato della pastorale universitaria dell’arcidiocesi di Torino intervenendo al convegno nazionale vocazionale “Come se vedessero l’invisibile” in corso a Roma per iniziativa dell’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni della Cei. Parlando di “Incarnazione digitale”, il sacerdote è partito dalla frase evangelica “Lascia le tue reti, vieni e seguimi” sottolineando che questo è “un atteggiamento che possiamo assumere di fronte alla rivoluzione digitale, in qualche modo un rifiuto” perché rischiamo di “farci trasportare dalla paura di non capire bene di cosa stiamo parlando”. “Siamo migranti digitali mentre i giovani sono nativi digitali”, ha proseguito richiamando a fare attenzione rispetto a due estremi il “concordismo” e il “luddismo” verso il mondo digitale. 

E se “siamo portati più a criticare, a segnalare dei pericoli”, don Peyron ha mostrato quale cambiamento abbia portato la rivoluzione digitale rispetto a diversi concetti come l’identità, le relazioni la società, l’essere umano stesso, la responsabilità. 

Ma se alcune cose ci intimoriscono, don Peyron ha sottolineato che “il progresso e lo sviluppo sono strumenti di vocazione, sono la nostra vocazione”.

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