In cosa credono i giovani? Dalla ricerca del sacro alla ricerca di sé

giovedì 27 marzo 2025, ore 14-17

Aula C2 Campus Luigi Einaudi | Lungo Dora Siena 100 A - Torino

In cosa credono i giovani? Dalla ricerca del sacro alla ricerca di sé

Dibattito a partire dalla presentazione del volume a cura di Paola Bignardi e Rita Bichi, “Cerco, dunque credo? I giovani e una nuova spiritualità”

Partecipano Paola Bignardi, Rita Bichi, Carlo Genova, Luca Peyron, Roberto Francesco Scalon

Ciclo di incontri “Religioni nel libro” organizzato da Università di Torino – Dipartimento di Giurisprudenza, Dipartimento di Culture, Politica e Società e CRAFT, Centro Interdipartimentale di Scienze Religiose, Biblioteca Norberto Bobbio

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Luca Peyron, indispensabile il dialogo tra scienza e fede

 Il teologo appassionato astronomo a Fiera del Libro di Taipei


Indispensabile il dialogo tra scienza, fede e tecnologia per Luca Peyron che su questi temi ha uno sguardo originale.

Giurista, teologo, sacerdote diocesano, coordinatore degli aspetti culturali e pastorali di Spei Satelles, la prima missione spaziale nella storia della Chiesa Cattolica, lo mostra nel suo libro Cieli Sereni, pubblicato da Edizioni San Paolo nel 2023, che ha venduto 5 mila copie e ha avuto quattro ristampe, di cui è in arrivo il seguito Sconfinato.

Al centro di tutto c'è il cielo "che dovrebbe abitare di più la vita delle persone" dice all'ANSA Peyron tra gli ospiti della delegazione italiana alla Fiera del Libro di Taipei, dal 4 al 9 febbraio, dove l'Italia è Paese Ospite d'Onore.
    "Taiwan è uno dei centri mondiali più importanti per la produzione di tecnologia. È il luogo in cui nasce fisicamente la tecnologia che tutti utilizziamo. Un posto iconico. Parlare di questi temi qui è come andare alla sorgente di ciò che ci circonda. Farlo con il paese di cui faccio parte per me è un motivo di restituzione" spiega Peyron che è cappellano del Politecnico, insegna Teologia digitale alla Cattolica di Milano e fa catechesi con i meteoriti.
    "La tecnologia deve custodire l'umano. 'Cieli sereni' è un diario della nascita e della mia passione di astro fotografo e di come incontrare galassie e pianeti mi faccia rileggere la fede con categorie diverse che per me sono diventate un linguaggio per annunciare in modo diverso il mistero di Cristo" racconta del suo sesto libro. Annuncia anche: "con la Fondazione Matrice, grazie ai fondi del Pnrr e con l'aiuto di Fondazione Crt abbiamo un progetto per costruire il primo telescopio solare ad uso delle scuole mettendo insieme insegnati di lettere, scienze, religione in maniera multidisciplinare. Il tema dello spazio unisce tantissimo, apre orizzonti e smonta incomprensioni". La fede, continua "ci da una serie di obiettivi, la scienza ci da la capacità di raggiungerli. La scienza non spiega Dio, spiega la realtà, ma nello spiegare la realtà mostra l'opera di Dio. Gesù fa il falegname, è il costruttore di tecnologia. Ma che tipo di tecnologia è quella che costruisce? Una tecnologia per la cura: la culla, il tavolo, la sedia" spiega. Oggi che la tecnologia è così potente dovrebbe, secondo il teologo, "incorpora un elemento di cura.
    Basta pensare ai social media che possono essere strumento che crea dipendenza o che crea indipendenza".
    Peyron collabora anche la Fondazione Nazionale per l'Intelligenza Artificiale che ha sede a Torino. "Ho animato il processo che la ha portata ad esistere. L'Ia - dice - è una cultura, un ambiente e quindi cambia i rapporti umani, il dato antropologico, l'identità. È una tecnologia ecologica, non nel senso che non consuma energia, ma che se la introduci in un ambiente cambia il colore di quell'ambiente, come una goccia di colorante in una bottiglia d'acqua. Se io introduco una tecnologia così trasformativa nella vita dell'essere umano voglio che questo renda l'umano sempre più umano, non sempre più vicino alla macchina". Può, si chiede Peyron, l'IA essere al servizio di una maggiore umanizzazione? Può essere una componente vocazionale, permettermi di essere più umano? Può essere al servizio delle relazioni per renderle più autentiche? "È una tecnologia capace di inglobare valori, governata da persone, l'obiettivo che tutti dovremmo avere e che dovrebbe essere perseguito da chi disegna Intelligenza Artificiale, soprattutto generativa e complessa. La macchina deve avere anche uno scopo sociale-umanistico. Non posso fare un algoritmo senza considerare le conseguenze antropologiche e psicologiche. Posso usare la macchina per pensare meglio ma non per non pensare più" dice convinto Peyron.
    Quando uscirà il nuovo libro, Sconfinato? "Ad aprile, sempre Edizioni San Paolo. L'idea di fondo è che la terra potrebbe essere più bella se lasciassimo che il cielo sconfinasse un po' di più. Partendo dal presupposto che Cristo è lo sconfinato per definizione" annuncia il teologo.

 

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Il trumpismo dilaga nei social network che tolgono le protezioni anti fake news. La libertà ha un prezzo

Dopo X anche Facebook e Instagram eliminano le protezioni anti fake news in nome della libertà d’espressione. Il “trumpismo” dilaga. Ne parliamo con due esperti, don Luca Peyron (Torino) e Giovanni Tridente



La storia del rapporto – non sempre specchiato per dirla con un eufemismo – tra social media e politica passa tra due post pubblicati esattamente a quattro anni di distanza l’uno dall’altro nella stessa pagina: quella del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg. Il primo post, datato 7 gennaio 2021, arriva all’indomani del tentato colpo di stato a Capitol Hill, con l’invasione del Congresso americano a Washington. «Negli ultimi anni – scriveva – abbiamo permesso al presidente Trump di usare la nostra piattaforma secondo le nostre regole, a volte rimuovendo contenuti o etichettando i suoi post quando violavano le nostre policy. Ora il contesto è fondamentalmente differente», e ne annunciava il blocco. Il secondo post è del 7 gennaio 2025, all’indomani della – questa volta pacifica – certificazione dei risultati elettorali che vedranno Trump reinsediarsi alla Casa Bianca lunedì 20 gennaio. Si tratta di un video in cui Zuckerberg bacia la pantofola del trumpismo e si accoda alla filosofia del patrono di X fu Twitter Elon Musk, secondo il quale la libertà di espressione è un valore assoluto, anche a costo di ammettere hate speech (linguaggio d’odio), fake news (propaganda). Zuckerberg ha annunciato non solo che licenzierà i fact-checkers indipendenti (accusati di partigianeria politica), ma il loro rimpiazzo con un sistema di “note della comunità”, riferendosi espressamente a quelle implementate su X. In coda lo spostamento del team di moderazione per gli Stati Uniti dalla California democratica al Texas repubblicano e una promessa di lavorare con Trump per imporre ai governi in tutto il mondo la stessa libertà di espressione, scagliandosi anche contro le recenti regolamentazioni volute dall’Unione Europea a tutela dei cittadini. Di salto «sul carro del vincitore» scrive Gigio Rancilio su Avvenire. Se a novembre padre Paolo Benanti pubblicava Il crollo di Babele. Che fare dopo la fine del sogno di Internet?, ora sono le macerie stesse di quel sogno ad andare a fuoco. Ma già da oltre un decennio si parla dei pericoli del “feudalesimo digitale”, un cambio di paradigma rispetto al web decentrato delle origini e delle utopie degli anni Novanta, che vede pochi e potentissimi operatori privati gestire un potere economico – e anche politico – più grande persino degli Stati e delle comunità internazionali, rinunciare apertamente a ogni responsabilità sociale delle loro piattaforme, accettandone invece i guadagni e le influenze.
Don Luca Peyron, fondatore del Servizio per l’apostolato digitale dell’Arcidiocesi di Torino, non è sorpreso: «Il digitale è uno strumento di potere e va a braccetto con il potere». L’annuncio di Zuckerberg non è che l’ennesima dimostrazione di come i colossi tecnologici abbiano assunto una posizione dominante pressoché assoluta, grazie a scelte strategiche e geopolitiche che li hanno resi indispensabili. Tuttavia, don Peyron sottolinea una realtà ancora più inquietante: «Il re è talmente sicuro di sé da non avere più paura di dire di essere nudo». La convinzione che non ci siano alternative a queste piattaforme rischia di trasformarsi in una forma di sudditanza collettiva. Giovanni Tridente, docente alla Pontificia Università della Santa Croce, concorda sul fatto che il problema principale non sia la tecnologia in sé, ma l’impreparazione degli utenti. «Da quando esistono i social, ci siamo concentrati sui rischi e sui problemi, ma non ci siamo occupati di educare all’uso consapevole di questi strumenti». Questa carenza educativa, unita alla velocità con cui le piattaforme evolvono, ha creato un divario cognitivo che amplifica le disuguaglianze: da un lato, chi utilizza il digitale per crescere e innovare; dall’altro, chi rimane intrappolato in un flusso costante di contenuti superficiali. Secondo don Peyron, la chiave per uscire da questo circolo vizioso è riprendere in mano il concetto di responsabilità. «La libertà ha un prezzo. I nostri nonni lo sapevano bene, perché per ottenerla hanno sacrificato la vita. Oggi, invece, pretendiamo che sia gratis». Questa illusione di gratuità — alimentata da modelli di business che monetizzano i dati degli utenti — non solo mette a rischio la nostra autonomia, ma ci rende complici di un sistema che privilegia il profitto rispetto al bene comune. Tridente invita a non farsi distrarre dalle polemiche di facciata. «Il fine di Zuckerberg non è la libertà, ma il profitto. La storia delle sue aziende dimostra che cavalca qualunque filone sia economicamente vantaggioso». Questo non significa, però, arrendersi al pessimismo. Al contrario, Tridente propone un approccio costruttivo: «Dobbiamo alfabetizzarci rispetto a questi strumenti, sviluppando anticorpi educativi e comunità in cui discutere delle loro implicazioni. Non possiamo aspettarci che siano le piattaforme a risolvere i problemi che loro stesse hanno creato». Contro il feudalesimo digitale, conclude don Peyron, «abbiamo il dovere di mostrare ai giovani che altre strade sono possibili».
In un panorama a tinte fosche è possibile dare un segnale anche come cristiani
A ovest Zuckerberg e Musk alla corte di Trump. A est Tik Tok, i suoi algoritmi e il legame con Pechino. Al centro l’Europa, senza “campioni” digitali, senza Internet satellitare (per ora), ma con i suoi regolamenti per la protezione degli utenti che le Big Tech vorrebbero abbattere. All’uscita di Zuckerberg un portavoce della Commissione Europea ha ricordato che «la libertà di espressione è al centro del Digital Services Act (Dsa)», regolamento che contrasta i contenuti illegali. «Nessuna disposizione del Dsa obbliga gli intermediari online a rimuovere i contenuti leciti», precisa Bruxelles, ma è ovvio che il vero scontro sarà sui segreti degli algoritmi, in grado di “spingere” contenuti graditi e “nascondere” quelli sgraditi ai loro padroni e alle loro priorità. Sarà insomma più difficile contrastare forme di interventi per manovrare l’opinione pubblica, come quelli – denunciati dalla Corte Costituzionale rumena – che hanno fatto vincere il primo turno delle presidenziali – poi annullate – a una “sorpresa” filorussa, che hanno fatto anche tanto ricorso alla potenza dell’intelligenza artificiale? Per Giovanni Tridente la strada rimane quella della formazione: «L’Intelligenza artificiale è un’ottima opportunità per ridurre le disuguaglianze, non per aumentarle, se messa a disposizione di tutte le società, non solo di quelle avanzate. Ma si realizza solo anzitutto con la consapevolezza e poi con l’alfabetizzazione». Per don Luca Peyron, poi, i cristiani possono dare testimonianza di unità in un mondo frantumato: «Soprattutto su questi temi dobbiamo essere sempre più in comunione. Abbiamo bisogno della diversità dei carismi: è il segnale forte che ci sta dando papa Francesco. La parola sinodalità significa camminare insieme».
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FocusTALKS: Don Luca Peyron | La partita dell'AI


Scendere in campo: strategie, lavoro di squadra e una visione autenticamente umana, con macchine come alleate e non avversarie.

Come si scende in campo? Strategie, allenamenti, lavoro di squadra.

La posta in gioco è il presente e il futuro che vogliamo, senza decisioni a tavolino, ma solo in partita, ciascuno con un ruolo, e una visione. La migliore, quella che ci rende autenticamente umani, la vera medaglia da portare al collo.

Umano e macchina, alleati e non avversari.

Con Don Luca Peyron, presbitero e saggista

Sacerdoti e comunicazione nell’era digitale: un percorso di formazione

“Essere preti nell’era digitale: esperienze, sfide e opportunità” è il titolo del corso in tre tappe promosso dall’Ufficio per la Comunicazioni Sociali della Diocesi, in collaborazione con la Formazione permanente del Clero. Gli incontri si terranno il 18 marzo, il 29 aprile e il 27 maggio, in mattinata

La Chiesa di oggi si trova a operare in un contesto sempre più digitale, dove la comunicazione gioca un ruolo cruciale. Una realtà che sfida e interroga anche i presbiteri e il loro modo di esercitare il ministero.

Per fornire strumenti adeguati e provare a rispondere ad alcuni interrogativi nasce il corso “Essere preti nell’era digitale: esperienze, sfide e opportunità”, un itinerario di formazione in tre tappe, promosso dall’Ufficio per la Comunicazioni Sociali della Diocesi, in collaborazione con la Formazione permanente del Clero. Gli incontri si terranno il 18 marzo, il 29 aprile e il 27 maggio presso la Sala Convegni della Curia Arcivescovile di Milano (Piazza Fontana 2), dalle ore 9.45 alle 12.45.

Quali strategie di comunicazione possono essere più efficaci oggi in ambito ecclesiale e pastorale? Come essere presenti, da presbiteri, nel mondo digitale? In che modo i nuovi media possono essere strumenti di annuncio? Sono alcuni degli interrogativi che guideranno il percorso, arricchito dagli interventi di esperti del settore e testimoni diretti.

Questi titoli e relatori degli incontri:

. 18 marzo, “Il contesto comunicativo attuale e i suoi riflessi sulla missione della Chiesa”, interventi di Roberto Bernocchi, docente e pubblicitario, Federico Bianchino, social media manager di ChiesadiMilano, Stefano Trasatti, direttore editoriale di ITL.

. 29 aprile, “Come comunica un sacerdote? Aspetti relazionali e mediatici”, interventi di Juan Narbona, professore di Comunicazione istituzionale presso la Pontificia Università della Santa Croce a Roma, don Marco Ferrari, presbitero diocesano e membro del progetto “La Chiesa ti ascolta”, Stefano Femminis, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali.

. 27 maggio, “Il ‘continente digitale’: un luogo di annuncio?, interventi di don Luca Peyron, responsabile dell’Apostolato digitale della Diocesi di Torino, suor Chiara Darrì, religiosa delle Suore di Carità e membro del progetto “La Chiesa ti ascolta”, don Luca Fossati, collaboratore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Milano.

Tutti gli incontri si concluderanno, per chi lo desidera, con la recita dell’Angelus nella Cappella arcivescovile.

La partecipazione è riservata ai sacerdoti ed è gratuita, ma è richiesta l’iscrizione a questo link. Maggiori info su www.chiesadimilano.it/comunicazionisociali

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L'ologramma di Gesù a Lucerna? Ci si parla, ma si resta soli

 Riprendiamo la questione dai fondamenti: l’esistenza di Dio e la possibilità di dialogare con Lui. Ecco che rischi si corrono con l'Intelligenza artificiale

«Un ambito particolarmente rilevante che determina il cambiamento epocale è quello degli enormi salti che si stanno verificando nello sviluppo scientifico e nelle innovazioni tecnologiche. Non possiamo ignorare oggi l’avvento della transizione digitale e dell’intelligenza artificiale, con tutte le sue conseguenze. Questo fenomeno ci pone davanti a domande cruciali». Così papa Francesco alla plenaria del Dicastero per la cultura e l’educazione. A Lucerna, nella chiesa cattolica più antica della città, è stato installato un ologramma di Gesù dotato di intelligenza artificiale. I fedeli – per giunta in un confessionale, possono condividere le proprie preoccupazioni ricevendo risposte dal Gesù digitale. Il caso è emblematico perché a proporre il chatbot è una parrocchia cattolica, non una start up.

Riprendiamo la questione dai fondamenti: l’esistenza di Dio e la possibilità di dialogare con Lui. Nella teologia cattolica ciò è reso possibile grazie alla rivelazione divina e al ponte stabilito in Cristo, che rende accessibile questa comunicazione. A partire di qui si introducono due casi. Primo caso: dialogo con un personaggio storico. Qui il problema è prevalentemente epistemologico: una macchina potrebbe interpretare e riprodurre correttamente il suo pensiero? Se la risposta è sì, essa diventerebbe un valido strumento didattico, in grado di fornire informazioni coerenti con l’autore originale. La condizione necessaria per accettare un tale sistema è che esso sia fedele al pensiero del personaggio. Secondo caso: il dialogo con Cristo. Se l’obiettivo è un dialogo informativo, le considerazioni rimangono simili a quelle del primo caso. Tuttavia, se il dialogo ha uno scopo spirituale, ed è difficile che la confusione non ci sia, è un guaio. Qui il dialogo non è solo informativo, ma anche performativo, ossia capace di trasformare interiormente una persona sul piano spirituale. Affinché un dialogo sia performativo, è indispensabile la presenza di un “altro” reale e distinto da sé, una condizione che una macchina non può soddisfare, anche se si accettasse l’illusione che lo faccia.

L’immersione offerta dal sistema – la capacità di farci credere che l’esperienza sia reale – rischia di sostituire le autentiche esperienze spirituali con una simulazione. In questo processo, il vero mediatore, Cristo, viene rimpiazzato dalla macchina, che diventa un medium ingannevole. Questa dinamica richiama gli idoli: un tempo muti, oggi parlano, ma rimangono immagini prive di autenticità e vita. In definitiva, si rischia di perdere il legame autentico con il divino, sostituendolo con una finzione tecnologica. Neil Postman ci aveva ben avvertito di come non esista tecnologia che non sia frutto di un compromesso e che non determini, nel suo uso o nella sua distribuzione, dei compromessi. L’intelligenza artificiale è talmente stupefacente che rischia di farci dimenticare come, essendo una tecnologia, comporta tali compromessi. Maggiore è la meraviglia, minore la nostra propensione a farci domande scottanti. Pensiamo al motore a scoppio e il mondo tossico che esso ha generato. Quali compromessi ci chiede una tecnologia generale, trasformativa, dagli effetti spesso irreversibili? Ed essi valgono la scelta?

Stupefatti da cosa l’intelligenza artificiale fa, ci chiediamo: cosa disfa? L’idolo non libera, crea dipendenza. La sua illusione più grande è farci credere che qualcuno si stia occupando di noi, quando in realtà rimaniamo soli. Delegare anche il senso religioso e la ricerca interiore a una macchina, invece di promuovere in ciascuno la capacità di uscire dal proprio ego per incontrare l’altro o un Altro, non ci rende meno umani? «Chiedo ai centri di ricerca delle nostre Università che si impegnino a studiare l’attuale rivoluzione in corso, facendo luce sui vantaggi e sui pericoli», chiosa il Papa. Mi permetto di aggiungere: a chi ha responsabilità, soprattutto pastorali, di non essere ingenui. Formare oggi fa rima con salvare.


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I protagonisti della III° Edizione del AI & VR Festival – Multiverse World 2024. Intervista a don Luca Peyron

 


𝗔𝗜 & 𝗩𝗥 𝗙𝗲𝘀𝘁𝗶𝘃𝗮𝗹 - 𝗠𝘂𝗹𝘁𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗲 𝗪𝗼𝗿𝗹𝗱 - 𝟮𝟬𝟮𝟰, manifestazione unica nel panorama italiano ed europeo con al centro le nuove tecnologie legate al mondo dell'intelligenza artificiale e della virtual reality.

L'evento è un'opportunità di confronto e dialogo tra i principali stakeholders e decision makers dal mondo delle istituzioni, delle imprese e delle università. Ideato e promosso dall'𝗔𝗡𝗚𝗜 - 𝗔𝘀𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗡𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗚𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗶 𝗜𝗻𝗻𝗼𝘃𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶