Religioni e Media

 

E’ da poco uscito, per i tipi della casa editrice Mimesis, un libro molto interessante dal titolo “Religioni & Media”. Circa trecento pagine, mai banali e molto ambiziose.


Ambiziose in quanto gli autori (Roberto Revello e Michele Olzi) in premessa chiariscono subito che  “il lavoro che qui viene presentato è nato innanzitutto dalle contingenze di una situazione didattica. – omissis – Si è pensato cioè a dei futuri professionisti della comunicazione che un giorno potrebbero trovarsi a trattare temi che coinvolgono aspetti della religione e ci piacerebbe pensare che essi possano avere qualche strumento in più e un minimo di sensibilità per non cedere alla corsa alla semplificazione – meglio sarebbe dire: al semplicismo – e al cinismo, a quei pericoli che oggi più che mai ci appaiono evidenti”. 

Roberto Revello ha conseguito un dottorato di ricerca, all’Università degli Studi dell’Insubria, in Filosofia delle scienze sociali e comunicazione simbolica. All’attività professionale in editoria affianca interessi di studio tesi a confrontare la sua formazione filosofica nei seguenti campi di ricerca: religioni, immaginario, inconscio, media. È docente a contratto all’Università degli Studi dell’Insubria per l’insegnamento di “Immaginari religiosi e rappresentazioni mediatiche”, nel corso di laurea in Scienze della comunicazione. Recentemente ha pubblicato Ciò che appare nello specchio. Docetismo e metafisica dell’immagine in Henry Corbin (2019). 

Michele Olzi ha conseguito il dottorato nel 2019 presso l’Università degli Studi dell’Insubria, con una tesi sulla vita e l’opera dello psicanalista Emilio Servadio (1904-1995). È assistente professore e cultore della materia per i corsi di Scienze della comunicazione presso la medesima Università, “Immaginari religiosi e rappresentazioni mediatiche” e “Linguaggi politici”. Si occupa della genesi e delle dinamiche relative ai miti politici nell’era moderna, dei rapporti tra le nozioni di Eros, Kratos e Sacro negli ambiti di Storia delle religioni e Storia delle idee. 

Il testo è composto da due parti. La prima si rivolge a non specialisti per provare a suggerire come non sia affatto facile parlare “non religiosamente” di religione, ma anche di quanto sia urgente farlo.

Nella seconda, a partire da casi di studio a cura di Stefania Palmisano, Carlo Genova, Nicola L. Pannofino, D Luca Peyron, Claudio Tarditi, Marco Papasidero, Davide Sisto, Jacopo Ranzato, Vittoria Talarico e Roberta Pibiri, Marco Alessio Castagnetto, si è cercato di approfondire il rapporto tra media e religioni andando oltre al solo reperimento di temi e immaginari religiosi presenti nei mezzi di comunicazione. 

Il quesito di fondo che funge da filo di Arianna nell’intero testo è molto semplice: cosa sono le religioni e cosa sono i media?

“Di religione e di religioni si parla e se ne sente parlare spesso. Ciò probabilmente è vero anche per coloro che si riconoscono poco sensibili a discussioni e confronti con cose che hanno a che fare con credenze su divinità e cose sacre. Quest’ultimi sono inclini a ritenere che il mondo delle religioni appartenga a discorsi e a valori superati, o in fase di declino rispetto a un mondo contemporaneo in cui sembra prevalere la dimensione positiva, concreta e fattuale delle scienze”. (Roberto Revello).

L’analisi di Revello è, come si usa dire spesso, a 360 gradi. 

In realtà di religione non si è occupata esclusivamente la filosofia, a partire da un antico, anzi originario e problematico rapporto, ma anche altre scienze umane e sociali come la psicologia, la sociologia e l’antropologia e, naturalmente, la storia. È sorta soprattutto, nella cultura occidentale, una disciplina specifica, a partire dal XIX secolo, che sulla base del metodo storico-filologico, si è costituita sotto le denominazioni di “scienze delle religioni” e di “storia delle religioni” (quest’ultima in particolare nella sua specificità italiana).”

La religione presuppone l’esistenza del Sacro. E di questo si occupa Michele Olzi nelle sue riflessioni.

“Una domanda sorge spontanea tuttavia: “In che forma si presenta e viene rappresentato il sacro?” 

Le parole di Robertson Smith sono alquanto illuminanti in merito: 

“Inoltre, i misteriosi poteri sovraumani del dio – tali poteri che noi chiamiamo sovrannaturali – si manifestano, secondo alcune concezioni primitive, attraverso e nella vita fisica, in maniera tale che ogni luogo e cosa che possiedono un’associazione naturale con il dio sono considerati – se è lecito prendere a prestito una metafora dall’elettricità – come carica di un’energia divina che è pronta ad ogni momento a scaricarsi fino a distruggere l’uomo che presuma di accostarvisi in modo indebito”.

Dal momento che i media sono produttori in se stessi di immaginario, dal momento che l’esperienza che facciamo dei nuovi media – pervasivi, avvolgenti e ontofanici come non mai – è per molti aspetti sempre più religiosa, diventa forse opportuno provare a leggere la contemporaneità non col passato, ma al contrario sforzarsi di vedere tutto con uno sguardo nuovo. Ed è quindi evidente come il tema “religioni e media” ci spinga a ripensare differentemente cosa siano le religioni e cosa siano i media. 

Il testo non è inaccessibile, se letto con il giusto spirito non risulta pesante, pur essendo indubbiamente impegnativo. E lascia un segno.

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