Il Natale di chi è? Per diversi anni abbiamo tutti assistito, forse anche subìto, una certa retorica omiletica che possiamo riassumere nell’espressione «non lasciamoci rubare il Natale».
L’intenzione è certamente encomiabile ed evangelica: un tentativo di combattere il consumismo dilagante e la secolarizzazione della solennità della nascita del Redentore. Gli ultimi accadimenti in sede europea fanno da cassa di risonanza a questo tormentone.
Il risultato retorico di tale tentativo – direi – è piuttosto fallimentare. Non vorrei dilungarmi nella ricerca delle ragioni di tale fallimento, pur appellandomi alla necessità di abbandonare quelle forme omiletiche improntate al «tutti vogliamo, siamo qui perché desideriamo» e via discorrendo.
Non rubiamo il Natale
Mi preme piuttosto ribadire un concetto: «Smettiamo di rubare il Natale».
Facciamo un passo di lato: la trasformazione tecnologica e la condizione digitale ci pongono oggi, come mai nel passato, nella condizione di condividere pensiero nelle forme più varie: dalle immagini alle parole, dai libri ai brani musicali e così di seguito. Siamo in un tempo in cui chiunque ha la possibilità di comunicare ai molti, quasi ai tutti. Una grande libertà, a cui non si è accompagnata una seria educazione alla responsabilità.
La condizione digitale è segnata da un’endemica mancanza di onestà intellettuale rispetto alla citazione delle fonti. Le fake news corrono sul filo, ma anche sui binari di una perduta onestà. Copiamo senza citare, condividiamo disinteressandoci della fonte di origine, riproponiamo senza verificare quasi mai. E dire che è proprio la tecnologia che ci consentirebbe sia di reperire l’esatta citazione, sia di proporla all’interlocutore dandogli il potere di controllare molto velocemente. Basta un link e la catena del valore, in ogni senso, è custodita.
Torniamo alla fonte
Non lo facciamo. In nome della gratuità del web, in nome della replicabilità del mezzo, in nome – io penso – del fatto che sin da subito non ci siamo educati a farlo.
In digitale c’è solo Wikipedia che non le accetta, tutto il resto del sistema vive placidamente del plagio selvaggio. Ma l’assenza di fonti, oltre a essere moralmente esecrabile, rende il web un posto meno sicuro, un posto in cui la credibilità è bassa, la creduloneria è alta, il diluvio informativo e incontrollato genera i terrapiattisti.
Come ovviare? Facendo la nostra piccola parte, come sempre: cominciando noi per primi a citare, citare la fonte, citare il versetto, rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.
Non rubando il Natale, che non è nostro, ma è il Natale di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne. Piccole cose, che fanno la differenza.
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