Ritorniamo al nostro oggi, i sistemi dunque si accendono e funzionano. Perché dovrei saperne di più? In effetti un qualunque atteggiamento diverso potrebbe sembrare semplicemente pedante e noioso. Sono spariti, o smaterializzati, i manuali di istruzioni, sostituiti al massimo da qualche tutorial on-line messo in piedi alla bene e meglio da qualche volenteroso.
Questa ennesima metamorfosi ha fatto sparire l’idea che per «usare» un sistema di qualsivoglia natura bisogna essere preparati a farlo. Tutto è ready made, fatto pronto. A questo si connette il principio tecnico che tutto è possibile, prima o poi, se non già subito. Se mettiamo insieme i pezzi avremo che: tutto è possibile ed è pronto all’uso senza che io debba pensarci, abituarmici, studiare, comprendere, imparare. Come avvertiva Mounier, riferendosi ai totalitarismi, il passo da tutto è possibile a tutto è permesso è piuttosto breve e veloce.
Di qui poi l’ultimo e decisivo passo: tutto è permesso sull’uomo. In termini di bioetica, di politica, di società e di tecnologia. Oggi tutto è permesso alla tecnologia e tutto è permesso sull’uomo se si tratta di applicazioni tecniche e tecnologiche. Tutto è plug and play, con un certo fastidio quasi che nell’essere umano non ci siano già opportune derivazioni che permettano di inserire cavi e dispositivi.
In questo contesto davvero diventa decisivo riprendere in mano il plug and pray. Non affinché lo strumento funzioni, ma affinché il funzionare non sia il termine ultimo a cui aspira l’umano divenuto strumento.
Un cacciavite dunque aiuta a pensare e vivere meglio. Conoscere il funzionamento della macchina, aprire la macchina per guardarci dentro è un’operazione che permette alcune scoperte e interiorizza alcune certezze. La prima è che una macchina è una macchina, non è un artefatto magico che realizza sogni a costo zero. Essa funziona, mentre noi viviamo.