I cieli narrano. Via Lattea, le nuove osservazioni dei Pilastri della Creazione

 Per ritrovare Dio e provare una grande gioia, si può percorrere la strada della bellezza e della meraviglia

Per uccidere Dio è necessario che non abbia apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Per ritrovare Dio, al contrario, e provare una grande gioia, si può percorrere la strada della bellezza e della meraviglia. Quella dei magi e secoli prima il roveto che brucia e non si consuma. La via della bellezza è quella del desiderio di equilibrio ed il bisogno di intimità. Lo stupore che genera, il fascino che trascina.

L’armonia che spegne le parole e lascia il posto al silenzio che contempla. In tempo di guerra e morte, continuiamo a cercare vita e risurrezione in un santuario non fatto da mani d’uomo. Così lontano che non si possa deturpare o profanare, ma tuttavia così vicino che splendore e maestà che stanno davanti a Lui possano stare anche davanti a noi. Ristabilire il nostro cuore, rigenerare la nostra speranza. Un mondo altro che ci rimetta al nostro posto in questo mondo scaltro che fatica ad essere a misura d’umano.

Esploriamo quel nastro di stelle, polveri e nebulose che è la Via Lattea per incontrare insieme “I Pilastri della Creazione”, una delle strutture più iconiche e spettacolari nello spazio, situate all'interno della Nebulosa Aquila (M16), a circa 7.000 anni luce dalla Terra. I pilastri sono gigantesche colonne di gas e polveri, alte diversi anni luce, in cui avviene la formazione di nuove stelle.

Sono diventati uno degli obiettivi più iconici degli astrofotografi e degli appassionati da quando nel 1995 il telescopio spaziale Hubble ne ha rivelato il dettaglio, mostrando un processo di nascita stellare all'interno di una nube molecolare. I pilastri sono composti principalmente di idrogeno e polveri interstellari e sono scolpiti dalla potente radiazione e dai venti stellari provenienti dai corpi vicini. Le nuove immagini forniti dal successore di Hubble, il telescopio James Webb, regalano ulteriori emozioni. Ma anche una fotografia amatoriale è capace di restituirci quel fascino.

Una regione di formazione stellare è un ambiente cosmico composto principalmente da idrogeno molecolare, insieme a elio, polvere cosmica e tracce di altri elementi più pesanti ove si verificano i processi necessari per la nascita di nuove stelle.

Il processo inizia quando una parte di una nube molecolare diventa instabile e inizia a collassare sotto la propria gravità. Man mano che il gas si addensa, la temperatura e la pressione al suo interno aumentano, portando alla formazione di un nucleo protostellare. Questo nucleo continua ad accumulare massa dalla nube circostante, fino a raggiungere le condizioni necessarie per l'inizio delle reazioni di fusione nucleare nel suo interno, segnando la nascita di una nuova stella e di sistemi planetari. Il materiale residuo che non viene incorporato nella stella centrale infatti può dare origine, attraverso processi di accrescimento successivi, a pianeti, lune, asteroidi e comete.

I Pilastri della Creazione sono dunque un grembo in cui nasce nuova vita cosmica a partire dai resti di quanto già esisteva ed è collassato, il tutto innescato da una instabilità determinata da onde d'urto provenienti da supernove vicine, interazioni tra galassie o l'influenza di altre stelle.

I Pilastri ci ricordano che ogni stella nasce da un incontro, da una forza nuova che investe materia antica apparentemente senza futuro. Quanta materia inerte, quanti corpi vivi ma senza vita, quanti cuori freddi anche se battono, hanno bisogno della nostra gravità, della nostra densità, della nostra presenza. Come in cielo, ancora una volta, così in terra.


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